Bella domanda. Di cosa stiamo parlando?

Oggi trattiamo un argomento spinoso e alquanto controverso.

Qualche settimana fa abbiamo cominciato un ciclo di articoli dedicati al mondo delle pavimentazioni in conglomerato bituminoso.

Comunemente lo chiamiamo “asfalto”, anche se il termine non è proprio corretto.
Il perché di questa imprecisione lo trovi in questo articolo dedicato: ” I Segreti dell’Asfalto” 

Oggi invece affrontiamo un tema delicato: il fresato di asfalto

Cosa dicono le normative? Come le Pubbliche Amministrazioni si stanno muovendo?

Vediamo di fare luce, in modo facile e comprensibile (senza troppi tecnicismi), su quello che ad oggi, nel settore delle pavimentazioni stradali, è uno dei TEMI più BOLLENTI e controversi.

RIFIUTO o SOTTOPRODOTTO ?
Cos’è realmente il fresato d’asfalto ?

Beh … il problema è proprio questo.
Capire se si tratta di rifiuto o di un sottoprodotto fa una bella differenza, per svariati motivi.

Se fosse un sottoprodotto potrebbe essere tecnicamente riutilizzato e questo diventerebbe un vantaggio per tanti motivi.Primo fra tutti: minori costi di gestione.

Secondo (ed altrettanto importante): un impatto minore sull’Ambiente.

Questi sommariamente i due vantaggi più grandi.

Ma se fosse un rifiuto?

In questo caso la prospettiva cambia radicalmente: un rifiuto è un rifiuto, Punto! E come tale va trattato.

Come vedi le due possibilità cambiano radicalmente lo scenario futuro.

 

Ma chi decide e legifera in materia, come si sta muovendo?

Verso quale direzione stiamo andando?

Ad oggi, qual è lo stato dei fatti?

 

Bellissime domande.
Tecnicamente parliamo di rifiuto speciale: ecco la verità.

In base al DL 152/2006 va considerato come tale. Va classificato e certificato suddividendolo in 2 categorie attraverso l’uso di 2 codici europei ben distinti. Li vedremo fra poco.

Per cui fine della storia. Essendo un rifiuto NON può essere riutilizzato. Ok?

Beh, sembrerebbe … ma le cose non stanno proprio così.

Certamente è un rifiuto –  tutto ciò che non viene realizzato con il solo scopo di essere utilizzato è considerato rifiuto – ma di fatto rimane un materiale tecnicamente riutilizzabile.

“Ma come! Non era un rifiuto?!”

È ancora un rifiuto ma …
Nel caso in cui rispetti le normative nazionali e comunitarie (UNI EN 13108) può anche essere accantonato in attesa di un futuro reimpiego.Oppure utilizzato da subito.

In merito alla questione si sono anche espressi il Tar Lombardia (sentenza n. 2182 del 10 agosto 2012) ed il Consiglio di Stato (sentenza n. 4151 del 6 agosto 2013 ).

Ecco le conclusioni a cui sono giunti.

Queste condizioni sono la chiave per poterlo riutilizzare. Vediamole:

Il fresato proveniente da scarifica di pavimentazione stradale a base di conglomerato bituminoso è da utilizzarsi come SOTTOPRODOTTO (nonostante sia tecnicamente un rifiuto).
Questo può avvenire soltanto SE sussistono le seguenti condizioni:

1) l’impresa che lo produce non se ne disfa ma lo accantona per il riutilizzo o la commercializzazione alle condizioni più favorevoli,

2) è originato da un processo di produzione. A questo proposito il legislatore NON specifica quale debba essere l’oggetto dell’attività produttiva,

3) sarà riutilizzato con certezza,

4) rispetta i requisiti a livello di Salute e Ambiente.

Ma è proprio su quest’ultimo punto che cominciano i veri PROBLEMI.

Per essere utilizzato al pari di un sottoprodotto deve comunque rispettare :

  • i Criteri Ambientali Minimi (CAM), stabiliti dal Ministero dell’Ambiente
  • il Regolamento del Ministero dell’ Ambiente ( nello specifico art. 184-ter comma 2 del D.lgs 152/2006 sulla gestione dei rifiuti )

 

In estrema sintesi, affinché il fresato di Asfalto, proveniente da pavimentazione stradale in conglomerato bituminoso, possa essere riusato occorre GARANTIRE che:

  1. NON contenga in nessun modo catrame (perché cancerogeno),
  2. NON rilasci alcun tipo di contaminante, eventualmente presente sul manto stradale da cui proviene.

Ricordi prima quando ti parlavo dei due codici rifiuto europei? Bene.
Fanno riferimento a queste 2 garanzie.

Ecco i codici, associati alla tipologia di prodotto:
1) miscele bituminose che contengono catrame.(CER 17.03.01)

2) tutte le miscele bituminose diverse da quelle precedenti. (CER 17.03.02)

Di queste 2, soltanto la seconda comprende i materiali eventualmente riutilizzabili (in parte)

La prima ( CER 17.03.01 ) NO! Assolutamente Vietato utilizzare prodotti che contengono catrame.
Così come NON è possibile utilizzare catrame di carbone puro e qualunque altro tipo di prodotto che lo contenga all’interno. (CER 17.03..03)

Perché sono vietate queste queste tipologie?

Semplicemente perché il catrame di carbone è altamente cancerogeno.

Bene, capito il PROBLEMA, non resta che suddividere il materiale ottenuto dalla fresatura e riutilizzare solamente quello idoneo. Facile vero?

Non proprio,in effetti non è affatto così semplice. Difficile infatti capire, senza idonee e costose analisi su più lotti, se il materiale che stiamo utilizzando contenga o meno certe sostanze cancerogene. Ad esempio,sul fresato proveniente da pavimentazioni recenti è più facile – si possono ad esempio verificare le certificazioni del materiale prodotto, rilasciate dal produttore in fase di confezionamento e acquisto – ma per pavimentazioni più datate (o peggio senza certificazione) è un vero problema.

Effettuare costose e ripetute analisi aumenterebbe di riflesso il costo finale del fresato di asfalto. A cosa servirebbe un sottoprodotto troppo costoso?

Ma come avrai notato il fresato di asfalto viene utilizzato frequentemente. Il suo prezzo è decisamente basso e per certi tipi di utilizzi si comporta decisamente bene.

Come fanno a rivenderlo a prezzi modici considerati i costi a cui ho accennato poco fa?

Semplice. Basta che il produttore del materiale si assuma la responsabilità della “idoneità” del prodotto recuperato ed il gioco è fatto.

 

Sarà lui a dover effettuare i controlli previsti dalla legge attraverso analisi di laboratorio a campione con cadenza programmata. A suo carico ricadrà la responsabilità di ciò che produce/riusa/commercializza.

Si tratta di una grande opportunità (commerciale e ambientale) ma il rischio è alto.

Controllare enormi quantitativi di materiale è un’impresa titanica, quasi impossibile.Ed i campioni utilizzati per le analisi sono molto piccoli, rispetto alla mole di materiale prodotto.

Il rischio che qualcosa sfugga è veramente alto.

Occorre vigilare, ed in questo le autorità competenti provvedono regolarmente con visite a sorpresa presso i siti autorizzati.

I produttori/riutilizzatori gestiscono il processo in maniera corretta? 
Esistono realmente sistemi efficaci per scongiurare pericoli di inquinamento?

È possibile migliorare la qualità del materiale prodotto durante la fase di fresatura?

Come ridurre il rischio di una eventuale e involontaria dispersione di inquinanti sfuggiti alle verifiche ?

La questione è tutt’altro che chiusa.

Il mio consiglio è quello di accertarsi sempre dell’idoneità del materiale acquistato. Richiedete le certificazioni. Valutate piuttosto l’uso di altri materiali più “sicuri”.

Per oggi è tutto.

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Io ti ringrazio e ti saluto

A presto.
Francesco G.